Banchieri piccini, piccini

Alzi la mano il bancario che non si sia mai sentito un “venditore di tappeti”. Se questa sensazione l’avete percepita solo al momento di contrattare le condizioni di un mutuo o rinegoziare i termini di un credito al consumo, con tanto di gioco di ruolo tipo “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo” con il vostro direttore di filiale, ebbene da ora in poi quella sensazione la rimpiangerete amaramente. Pare che Unicredit – la banca che aveva inventato il TLX, che era riuscita a creare la prima realtà mittel-europea, che con Pioneer aveva cercato di conquistare un posto nell’aristocrazia dell’asset management- si sia accorta della sfida posta dalle nuove realtà che si stanno affacciando nel mondo dei servizi di pagamento e di investimento e abbia deciso di contrattaccare.

Non stiamo parlando (solo) di una nuova forma di integrazione con l’online banking o di fare consulenza o di una formula per presidiare le frontiere del P2P lending … Nulla di tutto ciò. Sembra che a partire dal 3 novembre in filiale si potranno acquistare “elettrodomestici, telefonini, attrezzi da palestra e altro” (cito da Plus24 di sabato scorso). Insomma, se i supermercati fanno concorrenza alle banche lanciando le loro carte di credito, allora Unicredit farà concorrenza ai supermercati vendendo la loro merce agli sportelli.

Ora, contro-argomentare alla limpidità logica di queste affermazioni è impossibile. Alle Poste già si vendono biro, CD, … Non si sa che redditività abbiano, comunque si vendono. E a Londra ricordo ancora un micro ufficio postale a Islington che a fine anni ’80 era gestito da una simpatica coppia di indiani. Per arrivare allo sportello dovevi passare attraverso una montagna di barrette di cioccolato, pile di giornali, … Anche in questo caso difficile stimare la redditività di quello sportello, però in tempi di magra meglio guadagnare vendendo caramelle che non erogando rischiosi prestiti agli altri commercianti che su quella stessa piazza o via si affacciano.

D’altro canto, per quanto assurdo sembri, bisogna cercare di aprire nuovi sentieri. Non era Steve Jobs che diceva “stay foolish”? E allora facciamo anche noi i pazzarielli e vediamo che non venga fuori qualche pensata geniale per il management di Unicredit. La prima cosa che ci viene in mente è: perché non guardare anche a business più affini e più adatti alla localizzazione e agli spazi di una filiale? Oltre alla già annunciata (sempre da Unicredit) intermediazione immobiliare, che con quella mobiliare ha in comune il sostantivo, perché non ospitare un compro-oro o una agenzia scommesse? Una volta nelle filiali maggiori, c’era il borsino. E’ un attimo trasformarlo. Se la scommessa va male, non è colpa del consulente ma del cavallo brocco.

Ma la killer application è la filiale-bar. Le grandi filiali posizionate nel centro delle città, sulle piazze storiche hanno spazio in abbondanza per installare un bel bancone da bar e se questo non basta si possono sempre mettere dei tavolini fuori. Tanto i dipendenti ci sono, basta solo mettergli un grembiulino.

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