BASTA TABOO SULLA TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE

Non sarà il post più popolare della storia di Italian Coffee House, ma dobbiamo dirlo: una tassazione delle rendite finanziarie che sia omogenea rispetto a quella del reddito da lavoro e di impresa è sacrosanta. Del Rio ha avuto coraggio e siamo contenti che finalmente un politico abbia rotto il taboo. Non stiamo parlando di patrimoniale (che è ingiusta ai livelli attuali di 0,2%), ma di tassazione dei redditi prodotti dalla ricchezza finanziaria. E le cedole di BTP e CCT fanno parte della rendita finanziaria come tutti gli altri veicoli di risparmio e investimento.

Partiamo dalla questione generale. Oggi, le rendite finanziarie sono tassate al 20%, fatta eccezione per i titoli di Stato che sono al 12,5% (e il risparmio previdenziale all’11%). La aliquota marginale dell’IRPEF è il 23%. C’è un motivo per il quale se io sono un operaio e ho un aumento di stipendio di 1.000 euro allora devo pagare 230 euro di tasse in più, mentre se sono un ricco manager e ricevo dal papi una donazione in BTP (di circa 30.000 euro) che mi rende 1.000 euro in più devo pagare solo 125 euro?

Il fatto che l’aliquota sui BTP sia quasi la metà del primo scaglione IRPEF sembra una cosa degna della Francia di Maria Antonietta. Il sistema fiscale privilegia i rentiers e penalizza i lavoratori.

Si dirà che il risparmio, essendo frutto del lavoro, è stato già tassato al momento della sua formazione e quindi così lo si tassa due volte! Questa è una stupidaggine inventata dai rentiers.

Il capitale umano nasce dal nulla, per opera e virtù dello Spirito Santo? I nostri genitori hanno dovuto spendere soldi per farci studiare. Avrebbero potuto mandarci a lavorare a 14 anni (ai miei tempi era obbligatoria solo la scuola media). E invece no. Hanno preso una parte del loro stipendio netto e ci hanno fatto studiare. Adesso noi paghiamo le tasse sul frutto del nostro lavoro.

Prendiamo il caso di un lavoratore dipendente che ha risparmiato e decide di investire il risparmio che ha accumulato per mettersi in proprio ed aprire un negozio. In questo caso, le entrate del negozio saranno esentate dal pagamento delle tasse?

Ma poi la ricchezza deriva dal risparmio su somme guadagnate lavorando o deriva da eredità e donazioni? In Italia abbiamo di fatto abolito le tasse di successione, quindi buona parte della ricchezza si trasmette per linea dinastica. Non vogliamo arrivare all’ideologia calvinista americana per cui ogni generazione deve sudarsi la posizione e non vivere di rendita sulle spalle dei risultati raggiunti dai nonni. Però, è evidente che un regime fiscale privilegiato per le rendite finanziarie accentuerà sempre di più la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è infatti molto più accentuata di quella dei redditi.

Veniamo infine all’argomento relativo al fatto che aumentare la tassazione sui BTP è una partita di giro: aumento le tasse, quindi aumenta il tasso di rendimento richiesto dai risparmiatori, quindi aumenta la spesa per interessi e siamo punto e daccapo. Questo argomento era vero una trentina di anni fa, quando il mercato dei titoli di Stato era dominato dagli investitori retail italiani. Adesso, invece, il prezzo sul mercato lo fanno i grandi investitori istituzionali (banche, assicurazioni, hedge funds, …) che sono esenti dall’imposta sostitutiva, cioè loro ricevono gli interessi lordi e a fine anno li portano in dichiarazione redditi. Questo significa che gli investitori istituzionali sono indifferenti a variazioni dell’aliquota d’imposta … perché loro non la pagano. Quindi, il prezzo rimarrà praticamente invariato.

E ci sarebbe molto da dire anche sul privilegio dei BTP (tassati al 12,5%) rispetto alle Obbligazioni private (al 20%). Non si è sempre detto che il credito deve fluire all’economia reale? Non si è sempre detto che il sistema economico italiano deve superare l’impostazione banco-centrica?

L’unica vera argomentazione contro la “rimodulazione” della tassazione è che il maggior gettito potrebbe essere “buttato” via per finanziare una spesa pubblica inutile. Ma qui sta al governo Renzi mostrare il piano.

 

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2 pensieri su “BASTA TABOO SULLA TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE

  1. Molto bene, bravi, io andrei anche oltre equiparando tout court la tassazione dei redditi da lavoro a quelli derivanti da operazioni finanziarie. Cumuliamo tutti i redditi e sottoponiamoli ad unica aliquota progressiva per scaglione di reddito.

  2. Purtroppo…mi sembra ragionevole. Unico punto su cui ti contraddirei è che il maggior gettito dovrebbe andare a ridurre la tassazione ordinaria non ad aumentare le entrate statali.
    La modifica delle fonti delle entrate statali creerebbe certo un aumento della volatilità delle stesse. I proventi finanziari crollano quando le recessioni si palesano, ovvero quando lo stato ne ha più bisogno per supportare politiche Keynesiane controcicliche. Risultato quindi sarà un effetto prociclico… Vedremo come troveranno il modo di aumentare la presenza statale in una economia già con una presenza pubblica sul PIL elevatissima. Ciao

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