BCE: ULTIMO MEETING 2013

La BCE oggi non ha modificato i tassi d’interesse di riferimento a cui le banche commerciali europee possono prendere a prestito e da cui poi le banche iniziano a calcolare i tassi che a loro volta praticheranno alle aziende e ai privati cittadini. La decisione era in larga parte scontata: la BCE ha tagliato i tassi solo un mese fa e comunque il livello raggiunto (0,25%) è così basso che un ulteriore taglio avrebbe una valenza poco più che simbolica, rompendo il tabù dello “0%”. Quindi, come atteso, l’ultima riunione dell’anno della BCE si è rivelata un “non evento”, lasciando concentrare l’attenzione del mercato sul meeting della FED il 17-18 dicembre.

Molto più interessante è stata la discussione sulla componente “non ortodossa” della politica monetaria, ovvero sulle operazioni di intervento diretto (cioè, non mediato dal sistema bancario) della banca centrale sull’economia e sui mercati, e ascoltare l’opinione di Draghi su alcuni dei temi contenuti nelle domande dei giornalisti durante la tradizionale conferenza stampa delle 14:30:

  1. LTRO (Long Term Refinancing Operation): sono le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (3 anni) varate a fine 2011 e inizio 2012 con cui la BCE prestò circa 1.000 mld di euro alle banche europee. L’LTRO sta terminando e la domanda che il mercato si pone è se verrà rinnovato e in quale forma. Draghi ha precisato che un LTRO come quello visto 2 anni fa non sarà replicato perché sono venute meno le condizioni di stress estremo sui mercati che allora erano presenti. Il livello di incertezza si è ridotto notevolmente, il mercato obbligazionario, sia governativo sia corporate, ha ricominciato a funzionare e quindi Draghi non vede la necessità di ripetere un’operazione simile. Tra l’altro, Draghi ha notato come l’uso di questa liquidità è stato in larghissima parte indirizzato ad acquistare titoli di Stato e pochissimo è andato a finanziare l’economia reale. Qui, Draghi ha strizzato l’occhio ad alcune posizioni “populiste” perché è chiaro che se si riduce il livello dei tassi sui titoli di Stato poi si riduce anche il livello dei tassi applicati all’economia reale. Il messaggio importante è che la situazione è migliorata così tanto da non rendere più necessario sussidiare il conto economico delle banche con le operazioni di carry trade che l’LTRO ha reso possibile. La sensazione quindi è che la BCE strutturerà un LTRO-2 di scala inferiore all’LTRO.1 in maniera tale che le banche, con la liquidità presa a prestito dalla BCE, finanzino l’economia e non i governi.
  2. Negative Deposit Rate: Draghi ammette che si è discusso di applicare un tasso negativo sui conti correnti che le banche hanno presso la BCE (il che sarebbe un bel incentivo per le banche a spostare i soldi dalla BCE all’economia reale) ma “brevemente”. Insomma, l’arma nucleare per sbloccare la liquidità congelata nei conti della BCE (e indebolire l’euro) è sempre pronta ma per ora rimane nel cassetto.
  3. Quantitative Easing: operazioni di acquisto titoli come fa la FED sono invece esclusi. Draghi non lo dice apertamente, ma il problema per la BCE è decidere cosa comprare. Se compra i titoli di Stato di un particolare paese, gli altri potrebbero obiettare. Se compra obbligazioni bancarie o corporate, sarebbe ancora peggio con accuse di distorsione delle regole del mercato unico. In Europa poi non esiste un vero mercato per strumenti obbligazionari più “neutrali” come le Mortgage-Backed Securities (MBS).

Molto interessante l’opinione di Draghi su alcuni temi di estrema rilevanza non solo per la conduzione della politica monetaria:

EUROPA VS GIAPPONE Ritiene che la situazione in Europa non sia la stessa del Giappone di 20 anni fa e, quindi, non ci aspetta una fase prolungata di stagnazione economica e deflazione. In Giappone la reazione della banca centrale fu molto più lenta di quella attuata oggi dalla BCE e la pulizia dei bilanci bancari fu enormemente più lenta. Su questo secondo punto, Draghi pone l’accento, ribadendo l’importanza del processo di aggiustamento e riparazione dei bilanci bancari (AQR). Gli operatori privati non sono così indebitati come lo erano quelli giapponesi al picco della bolla immobiliare degli anni ’80. Per quanto riguarda i soggetti pubblici, in tutti i paesi europei è in corso il consolidamento delle finanze pubbliche, mentre in Giappone non c’è stato alcun controllo sulla spesa pubblica. Le aspettative infine in Europa non sono ancora di deflazione, mentre invece in Giappone le aspettative di deflazione hanno avuto modo di attecchire e piantare radici. Ma, proprio per questo la BCE è perfettamente consapevole del rischio che un periodo prolungato di bassi tassi d’inflazione può avere e farà di tutto per evitare che ciò accade e influenzi in maniera permanente le aspettative.

EURO-DOLLARO: Il tasso di cambio è analizzato e ben presente, ma non è un policy target: fa parte dell’information set usato dalla BCE per il raggiungimento dell’unico obiettivo della BCE, che è la stabilità dei prezzi nel medio periodo.

TAPERING FED: è ormai incorporato nei prezzi di mercato. Draghi non vede conseguenze significative dall’inizio del rientro delle politiche di QE da parte della FED

Infine, le previsioni 2014 per l’area euro:

GDP: +1,1% (+0,1% rispetto a precedente stima e a -0,4% nel 2013)

INFLAZIONE: +1.1% (-0,2% rispetto a precedente stima e a +1,4% nel 2013)

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