CHE LA GRANDE BOLLA ABBIA INIZIO!

Altro che Everest e K2. E’ in Borsa che si raggiungono le vette inviolate: + 46% nel primo giorno di quotazione è un po’ come scalare un 8.000 in solitaria invernale senza bombole. Succede solo raramente e, come nel caso di queste imprese alpinistiche estreme, non dipende solo dalla qualità dell’azienda, ma anche e soprattutto dalla fortuna, dalla possibilità cioè di attaccare la cima nel bel mezzo di una bolla speculativa. D’altro canto, Moncler aveva già tentato la quotazione 2 anni fa ma si era ritirata perché allora le condizioni ambientali non erano così buone come oggi (l’azienda era stata valutata 1/3 del suo valore oggi).

La sensazione che la grande Bolla si sta innescando non viene soltanto dai multipli tiratissimi o dal botto fatto nel primo giorno di quotazione. Viene piuttosto dal fatto che dell’exploit Moncler se ne sia parlato nei Telegiornali della sera e in una trasmissione (relativamente) “popolare” come Otto e Mezzo, dove la squinzia ha avuto come unico ospite quel gran gallo di Remo Ruffini.

Moncler, d’altro canto, è un mix perfetto per i mercati in bolla: vola leggera su idee impalpabili ed effimere come il “lusso”. In un mercato che dimentica che il gusto è mobile qual piuma al vento. Per giustificare multipli di queste dimensioni Moncler dovrebbe continuare a volare per i prossimi decenni come … non ha fatto nei decenni scorsi. Al top in piazza San Babila nel 1983 e poi nel mondo nel 1985 …. 10 anni dopo era terribilmente demodè. Rilevata dal fallimento nel 2003, fino a non molto tempo fa alcuni vecchi modelli si trovavano, finalmente a prezzi abbordabili, nei promo-club di cui è punteggiata Milano e provincia. E adesso di nuovo in cima al mondo (della Finanza).

E chissà che la “bolla” finanziaria riesca laddove i politici e i tecnici hanno fallito. Se fino a ieri eravamo un paese in inesorabile declino, oggi, ascoltando i telegiornali, siamo tornati ad essere, grazie ai piumini, l’Italia di Michelangelo e Leonardo. Felici che il Financial Times ogni tanto scriva bene di noi e ci lodi per come siamo bravi nel confezionare un piumino di soli 150 gr!!! E’ già successo con l’alta tecnologia della suola che respira. Il Financial Times scrisse parecchie volte della genialità di una idea di marketing così banale ma efficace. Ma non importa. L’ottimismo degli anni ’80, della Milano da bere, ci sta contagiando. Alla faccia della Merkel e degli ingegneri tedeschi, con le loro BMW e Audi. Noi siamo un paese di artigiani, sartine e ciabattini: evviva il rinascimento italiano!

PS In un mercato in bolla non serve a nulla ricordare i fondamentali. Ma noi siamo inguaribili e lo facciamo lo stesso. Moncler alla fine del primo giorno di quotazione vale 3,7 mld di euro. Il fatturato previsto per fine 2013 è di 570 mln, con un MOL di 185 mln. Rispetto ai giganti del vero lusso (Richemont e LVMH) siamo su livelli stellari, soprattutto se si tiene contro della totale assenza di diversificazione di Moncler. Il prodotto si vende solo d’inverno e non ha praticamente mercato in molti paesi a crescita elevata (Brasile, India, SudEst Asiatico, penisola arabica). Non esistono barriere all’entrata. Non esiste alcuna tecnologia. Esiste solo il marchio e la qualità. Che certamente hanno un valore. Ma è così elevato?

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