CLIMATE CHANGE: +4 C nel 2100 ?

E’ uscito il report IPCC sul clima. Esce ogni 5 anni (circa) ed è patrocinato dalle Nazioni Unite. L’ultimo uscì nel 2008. Il prossimo uscirà nel 2018. E’ un rapporto di importanza fondamentale, perchè si basa su “hard science”, con panel e ricerche svolte su tutto il globo, vagliate dai massimi esperti mondiali di fisica dell’atmosfera, metereologia, … Non è quindi il report di una associazione ecologista o di un gruppo di scienziati “figli dei fiori”. Siamo di fronte al non plus ultra della ricerca, è il CERN della scienza del clima.

Venerdì sono state anticipate le conclusioni di questo immenso lavoro di raccolta ed elaborazione dati. Le previsioni contenute nel rapporto coprono i prossimi decenni ed è difficile immaginare la profondità dell’analisi per chi, come me, è abituato a vivere sui mercati e in politica con orizzonti temporali brevissimi, dove le previsioni degli organismi internazionali su crescita, occupazione, … per il prossimo anno vengono aggiornate trimestralmente. Per dare un’idea della profondità del DB riporto solo questa frase che non ha bisogno di traduzioni: “The atmospheric concentrations of carbon dioxide (CO2), methane, and nitrous oxide have increased to levels unprecedented in at least the last 800,000 years.” Ecco, per noi economisti che dobbiamo usare le serie storiche americane per avere qualche decennio in più di dati (è notoria la pigrizia degli economisti continentali nello sporcarsi le mani con la raccolta dati), basta questo per capire l’oceano che ci separa dalla hard science.

Volendo estrarre la radice cubica del report (che val la pena di leggere), il global warming è una realtà, è determinato dall’attività dell’uomo (green house effect) e sta accelerando. Ricordo che già 15 anni fa, quando con Emiliano Laruccia studiavamo la possibilità di creare un mercato dei weather derivatives, i dati mostravano inequivocabilmente l’aumento medio delle temperature in tutte le principali stazioni metereologiche italiane. Ma global warming non è solo temperatura dell’aria al suolo. Nel report si quantificano lo scioglimento dei ghiacciai fino alla riduzione della calotta polare, l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento dell’acqua del mare a diverse profondità, dell’atmosfera a diverse altitudini, …..

Nel report si definiscono 4 scenari,in base alla differenza tra l’energia ricevuta dal sole e quella reimmessa nello spazio (“radiative forcing”), misurata in watts per mq. Da notare che gli scienziati non hanno voluto sposare ipotesi catastrofiste. Il peggiore degli scenari è quello in cui il mondo continua ad emettere gas serra allo stesso tasso attuale. Il migliore è invece quello in cui c’è subito una riduzione significativa. Se devo dire la mia, lo scenario “business as usual” mi sembra, se non ottimistico, neutrale (altro che pessimistico).

Cosa prevedono gli scienziati. Un aumento della temperatura media tra 1,5C e 4,5C entro il 2100 (nel report del 2007 il range era 2C e 4,5C), rispetto al periodo 1984-2005. La cosa sconvolgente è che “Most aspects of climate change will persist for many centuries even if emissions of CO2 are stopped. This represents a substantial multi-century climate change commitment created by past, present and future emissions of CO2.”

Qualcuno dei miei coetanei probabilmente vedrà le conseguenze nel 2050 dell’aumento previsto di 2C nello scenario “business as usual”, tra cui l’aumento del livello del mare di circa 30cm. I nostri figli e nipoti vedranno invece nel 2100 un aumento di 3,5C e un aumento del livello del mare di 63cm. Solo per avere un’idea di cosa significhi un tale aumento, nel corso del XX secolo la temperatura è aumentata mediamente di 0.74C, di cui la metà è stata accumulata in accelerazione negli ultimi 30 anni. Se prendiamo

Le conseguenze sull’ambiente naturale ed economico di un aumento così rapido della temperatura, stando ad uno studio della World Bank (“Turn Down the Heat”, nov. 2012), semplicemente … non sono prevedibili. Il clima dovrebbe diventare più estremo, con una sempre maggiore frequenza di ondate di calore e un’alternanza violenta di siccità e piogge torrenziali. L’innalzamento del livello del mare di 60 cm metterebbe a rischio molte città costiere e causerebbe problemi notevoli alle falde acquifere. Aumenterà il processo di acidificazione delle acque marine. Le conseguenze sulla salute e sull’adattamento delle specie animali (20-30% sono stimate ad alto rischio di estinzione) sono descrivibili solo in maniera approssimativa

L’unica cosa certa è che un’innalzamento della temperatura di 4C renderà il mondo un posto completamente diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto negli ultimi 8.000 anni, da quando cioè si presume che l’agricoltura abbia iniziato a diffondersi. A questo scopo, nel grafico allegato ho riportato la storia della temperatura in Groenlandia, dedotta dai carotaggi dei ghiacciai permanenti. La storia si ferma al 1855. Ho quindi aggiunto l’aumento di 1,5C registrato in Groenlandia negli ultimi 160 anni e poi gli aumenti proiettati in base allo scenario “business as usual” per il 2050 e il 2100.

ZMG_20130930_climate

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