Il deficit delle P.A. nella definizione tradizionale di Bankit chiude il 2013 a quota 75 mld, quasi il 5% del PIL. A livello europeo, riusciremo (probabilmente) a centrare il 3% grazie alla furbata del trattamento contabile dei crediti pregressi delle PA: ritardando il pagamento ai fornitori, la spesa corrente si trasforma in debito e quindi, grazie alla gentile concessione della Merkel, si salta a piè pari il passaggio per il deficit (soggetto a controllo da parte della Commissione) per andare ad impattare il solo debito (non controllato). Non ci stupisce che la Commissione incominci ad innervosirsi: dai agli italiani un dito e si prendono il braccio. Tajani minaccia la multona sui ritardi nei pagamenti, ma a Roma hanno ben altri problemi a cui pensare.
Torniamo al dato. Come abbiamo scritto parecchie volte neimesi scorsi(qui e qui ) era impossibile riuscire a centrare il 3% guardando alla dinamica delle variabili fiscali e applicando una semplice analisi statistica sull’andamento di tali variabili negli ultimi 15 anni. Usando la definizione europea di deficit, che è per competenza e non per cassa e che esclude gli esborsi a favore dei meccanismi Salva-Stati, non è semplice dire dove ci posizioneremo. Assumiamo che i finanziamenti Salva-Stati si aggirino sui 12 mld, il deficit al netto di questi esborsi dovrebbe essere pari a 63 mld di euro. A questa cifra dobbiamo sottrarre il pagamento dei debiti della PA che possiamo far passare direttamente a debito: se il governo avesse pagato un 20 mld di debiti, riusciremmo a centrare perfettamente il 3%.
Il debito pubblico chiude l’anno a 2.067 mld, quindi al 133% del PIL. Un record che pochi ci invidiano.