Seconda settimana di fila all’insegna del segno positivo. I telegiornali che aprono senza annunci apocalittici tipo “Bruciati mille mila miliardi di euro in BORSA”, quasi un recupero del 4 e rotti percento non facesse notizia. Ma lo sappiamo bene, siamo molto più sensibili alle brutte notizie rispetto a quelle buone. E qualche spiraglio di speranza si è acceso. Non fosse altro che la febbre dei mercati azionari, misurata dalla volatilità sulle opzioni, è diminuita in modo sensibile tornando ai livelli di fine 2015. Forse l’aspetto più rilevante è che senza i vari spauracchi il mercato sale. E come abbiamo già evidenziato nei precedenti post, la differenza ora la si fa andando a capire quali di questi spauracchi sono pericoli reali o solo fantasmi.
Iniziamo con la Cina. Ci ha fatto tremare ad agosto 2015 e a inizio anno. Poi più nulla. E quindi? E’ innegabile che la Cina non potrà più crescere a doppia cifra come ci ha abituato in passato, ma di qui a ipotizzare una recessione ce ne vuole. E poi le autorità han già fatto parecchi errori sia nelle azioni che nelle dichiarazioni. Ecco, possiamo immaginare che qualcosa abbiano imparato e che ci sia maggiore attenzione in futuro; nel frattempo hanno attivato in modo massiccio gli aiuti di politica fiscale, loro possono farlo, altri no.
Il petrolio poi sembra essersi stabilizzato. Sotto ai 35 dollari fa più male che bene dato che i costi legati alla minor domanda da parte dei paesi produttori compensa gli effetti positivi della bolletta energetica.
Le banche poi sembra che non stiano esplodendo e non si vedono più persone in coda agli sportelli o amici che chiedono allarmati se devono chiudere mutuo e conto in Deusche Bank.
E quindi? Adesso dobbiamo aspettare il 10 marzo e sentire cosa dirà Draghi, nel frattempo si iniziaa parla di Brexit ma avremmo tempo per affrontare il discorso. Per adesso continuiamo a goderci questo rimbalzo.
E il rimbalzo continua
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