Flash Boys, Wild Boys

High Frequency Trading … non vi spaventate … se avete giocato in modalità multiplayer su Internet e avete maledetto la latenza elevata del vostro computer, capirete subito l’ultima grande truffa che si sono inventati i maghi della tecnologia prestati a Wall Street, i Flash Boys.

Erano gli anni ’80, quelli in cui ci si svegliava con la musica dei Duran Duran e si cantava a squarciagola “Wild boys never lose it, Wild boys never chose this way…”. Gli anni in cui la Finanza appariva misteriosamente affascinante e Oliver Stone e Michael Douglas creavano il mito di Gordon Gekko.
Son passati 30 anni e le vicende di Wall Street continuano a coinvolgere il pubblico. Ne abbiamo parlato già in diverse occasioni (vedi qui e qui) ma è di poco fa la notizia che il nuovo libro di Michael Lewis “Flash Boys” ha letteralmente sbancato negli USA (primo nelle vendite su Amazon a poche ore dall’uscita).
L’autore, per chi non lo conoscesse, non è nuovo a romanzi di successo su scandali finanziari ed è probabilmente il punto di riferimento per questo tipo di letteratura. In questo caso, come altri, il romanzo si basa su storie vere, talmente vere da rappresentare un atto di accusa nei confronti dell’High Frequency Trading (HFT) ossia le negoziazioni ad altissima frequenza che ormai rappresentano oltre la metà degli scambi di Wall Street.

L’accusa è così fondata da aver forzato l’autorità di vigilanza (SEC) ad aprire una indagine sulle pratiche di alcuni operatori specializzati in HFT.

In questo caso il nuovo Jordan Belford si è evoluto. Si è dotato di supercomputer collegati alla borsa con cavi in fibra ottica di potenza inaudita (oltre 10 volte la velocità di una fibra ottica normale). Ha affittato uno dei pochissimi uffici rimasti vicino a Wall Street e appena suona la campanella di apertura inizia ad inondare il mercato di ordini di acquisto e vendita.
Stiamo parlando di migliaia di operazioni al secondo (si avete letto bene, non è un refuso), ordini che viaggiano alla velocità di nanosecondi (siamo vicini alla velocità della luce… anche qui non è uno scherzo). Questi ordini vengono generati da algoritmi molto complessi e solitamente sono inviati per “testare il mercato” (nel senso vengono tenuti validi solo per qualche istante e se non eseguiti subito vengono annullati) e capire l’arrivo di nuovi ordini e la loro direzione. Alcuni di questi (si stima l’1%) vengono eseguiti. E’ un pò come avvistare un’onda e, grazie alla velocità, anticiparla. Se ad esempio un grosso ordine in acquisto sta per arrivare sul mercato, l’HFT lo anticipa acquistando prima di lui i titoli e rivendendoglieli dopo pochi millisecondi. Non si tratta quindi di poche operazioni dai grandi profitti, ma miliardi di operazioni che consentono singolarmente margini molto limitati ma che nel complesso riescono a portare a casa un mucchio di soldi

A fine serata, tutte le posizioni sono chiuse e il nostro Jordan va a letto sereno.
Tutto lecito? Beh, i flash boys si riparano dicendo che la loro opera aiuta il corretto funzionamento dei mercati, come fanno gli arbitraggisti. Quindi se la tecnologia offre queste possibilità perché non sfruttarle? Beh, diciamo che siamo molto vicini alla linea di confine. Infatti ci sono accuse abbastanza pesanti (e dopo le indagini della SEC capiremo se fondate) di manipolazione di mercato.

In particolare, bisogna capire se si applica la fattispecie (penale negli USA) del “front running”. Esistono tutta una serie di controlli per prevenire le forme tradizionali di “front running” (quelle dove la banca, essendo a conoscenza degli ordini ricevuti, li esegue favorendo un cliente rispetto ad un altro o passando l’informazione al proprio proprietary desk che così può lucrare anticipando il flusso di transazioni). Nell’HFT invece le controdifese devono essere ancora approntate. Se infatti nel front running classico il reato viene commesso all’interno della specifica istituzione finanziaria, nell’HFT potrebbe essere la stessa società che gestisce il mercato che favorisce l’HFT ai danni degli altri partecipanti del mercato (banche, investitori istituzionali, privati), concedendo appunto l’accesso al mercato con mezzi di trasmissione dati tecnologicamente superiori. Il vantaggio per la società che gestisce il mercato starebbe nelle commissioni che l’aumento artificiale dei volumi di scambio genera.

Se non siete avvezzi al trading, ma avete giocato su Internet in modalità multi-player il problema è facile da comprendere. E’ noto che se il proprio computer ha una latenza elevata, le speranze di vincere un combattimento sono zero. Mentre il tuo avatar si muove come un paralitico, l’avversario sembra Bruce Lee. Se la partita deve essere fair (e il mercato deve essere fair, se no perde qualsiasi funzione economica), l’amministratore dell’arena virtuale deve assicurarsi che la latenza dei giocatori sia la stessa. Tornando a noi, il reato quindi lo commetterebbe non tanto l’HFT che sfrutta una latenza più bassa, ma la Borsa che consente a giocatori con latenza diversa di competere sul proprio trading floor. E visto che le perdite per i giocatori “lenti” sono minuscole (ma continue) è difficile che ne siano consapevoli. Infatti, molti gestori di grandi hedge funds sono caduti dal pero dopo aver letto il libro e aver finalmente capito perchè c’era sempre qualcuno che li precedeva.

PS per contrastare i flash boys, la tecnologia e la regolamentazione possono essere più che sufficienti. Ma c’è anche chi (inconsapevolmente) è andato oltre. Chi? Non ci arrivereste mai, arrendetevi.. é il regulator italiano che ha introdotto nello scorso settembre una tassa sulle transazioni finanziarie. Vuoi giocare al videogioco? bene, paghi per ogni partita, vediamo quanto duri… Peccato che così facendo si spara alla mosca con il bazooka e si ammazzano buoni e cattivi. Il risultato è che il mercato italiano non se lo fila praticamente nessuno, nè i buoni nè i cattivi.

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Un pensiero su “Flash Boys, Wild Boys

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