C’è una domanda che avremmo voluto fare ai numerosi operatori che in questi giorni hanno affollato il Salone del risparmio: “quando vostro figlio vi chiede che lavoro fate, cosa gli rispondete”?
Non crediamo sia facile per un gestore, commerciale, risk manager, strategist, promotore finanziario spiegare ad un bambino il proprio mestiere. Probabilmente non ci riesce nemmeno con un adulto che non sia del settore.
La risposta che vorremmo che questi signori dessero è la seguente: “sono un dottore, un dottore dei soldi”
Si, perche’ alla fine l’obiettivo diretto o indiretto di questi professionisti dovrebbe esser quello di curare la salute finanziaria esattamente come i medici fanno per quella fisica.
Ma è possibile che un medico curi l’interesse del paziente quando viene pagato dall’azienda che produce la medicina?
Il tema della remunerazione di chi fa gestione è stato trattato in diversi seminari del Salone, ma è mancato un contraddittorio che invece vorremmo aprire sul nostro blog (se qualcuno voleva far domande doveva inviare un tweet o un sms, altroche’ alzata di mano…)
Oggi in italia la situazione e’ questa.
Se andate presso la vostra banca di fiducia a chiedere come investire i vostri soldi, le soluzioni che vi vengono prospettate nella maggior parte dei casi sono le seguenti: comprare obbligazioni della banca, fondi comuni, aprire una gestione patrimoniale, comprare una polizza assicurativa.
Magari prima vi fanno qualche domanda per capire il vostro grado di conoscenza degli strumenti finanziari (obbligatorio) e per determinare la vostra “avversione al rischio”.
Ma siamo sicuri che il prodotto che vi sarà proposto sarà quello più adatto alle vostre esigenze e non quello su cui direttamente o indirettamente la banca (o il promotore finanziario di turno) guadagna di più?
Chi è del mestiere sa che la risposta è quasi sempre la seconda. Del resto se andate da un concessionario e siete indecisi tra due auto dello stesso prezzo, il venditore vi indirizzerà su quella dove ha il margine più alto. Con la differenza però che il prezzo di quelle auto lo vedete esposto, mentre il costo di un fondo comune o di una polizza assicurativa non è altrettanto trasparente (per un appronfondimento si veda qui e qui).
Come comportarsi allora di fronte a questo evidente conflitto d’interesse?
I più radicali sono stati gli olandesi, che a partire dal 2007 hanno vietato qualsiasi forma di remunerazione al distributore da parte delle società di gestione. L’atteggiamento del Regolatore è stato quello di punire gli eccessi che avevano portato negli anni precedenti ad avere forme vere e proprie di abuso da parte dei distributori. Sarebbe interessante se qualche expat olandese ci raccontasse la situazione attuale. Quello che al Salone è stato detto in merito è che in questo modo si incentiva il fai da te. Beh, facciamo davvero fatica veder la vecchietta aprire un conto per fare trading on line. Chi lo fa è già qualcuno abbastanza informato e che comunque non pagherebbe la consulenza (dato che preferisce curarsi da solo).
Ci sono poi altri modelli, come quello anglosassone basato sui consulenti finanziari indipendenti. Anche in questo caso è stato detto come i clienti meno profittevoli (mass) sono lasciati un po’ al loro destino in quanto non disposti a pagar la parcella del consulente.
In ogni caso, nel mondo ideale il dottore dei soldi dovrebbe esser pagato in base alla qualità del servizio, misurata anche (ma non solo) dalle performances registrate.
Ma è anche vero che nel mondo ideale il risparmiatore sarebbe disposto a pagare una commissione esplicita sotto forma di parcella.
Se oggi siamo ancora lontani dal mondo ideale è anche perchè il risparmiatore medio non sa dare un valore al lavoro del dottore dei soldi. E voi che ne pensate?