Il Fondi comuni arrivano in borsa. Cambia qualcosa?

Stando a quanto apparso sabato scorso sul PLUS 24, entro fine anno dovremmo assistere alle prime quotazioni di fondi in borsa. Cosa comporterà questo?
Ce lo siamo chiesti cercando di andare oltre a quanto molti commentatori stanno osservando, ossia che tale innovazione porterà a “maggiore trasparenza, facilità di accesso, maggiore scelta e minori costi per il risparmiatore”.

In realtà i fondi quotati sul mercato esistono già e sono gli ETF. Ma gli ETF si rivolgono al mondo degli investitori istituzionali e dei clienti retail evoluti e dei loro consulenti indipendenti. Il risparmiatore “retail” che si affida alla consulenza tradizionale (tanto per caprici quella delle banche e dei promotori) ha ormai da parecchi anni la possibilità di investirci ma probabilmente una volta che va in filiale o dal proprio promotore viene indirizzato verso i fondi gestiti dalle SGR con cui esistono accordi di retrocessione.

E allora come sperare che questa innovazione (che di fatto esiste già) possa effettivamente trasformarsi in un vantaggio per il risparmiatore “retail”? Delle due l’una. O le reti bancarie e le SGR italiane avranno un incentivo a far sì che il cliente possa accedere a tutto il mercato dei fondi oppure dovrà esser il regolatore ad intervenire.

Ci sono oggi incentivi per le reti/SGR ad aumentare la confrontabilità dei loro prodotti e rischiare l’erosione di quote di mercato o la perdita delle ricche commissioni di retrocessione che ricevono? Probabilmente solo per alcune realtà che già offrono servizi di “architettura aperta” e si sono attrezzate per farsi remunerare la consulenza indipendenti. Per gli altri operatori il rischio è solo quello di perdere ulteriori masse e margini. La conclusione è quindi semplice. O la quotazione verrà imposta da Consob/Banca Italia e ci sarà una netta separazione tra l’attività di gestione dei fondi e la consulenza, oppure nella sostanza non cambierà gran che.

Questo in quanto, come abbiamo già come abbiamo già osservato, il mercato dei fondi comuni in Italia si regge su una serie di inefficienze le quali una volta eliminate potrebbero portare alla sua implosione. Chi ha interesse affinché questo possa avvenire?

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