Se Moretti guadagna poco o tanto per il suo valore effettivo non lo decide nè il governo nè lui stesso. Visto che il governo ha dichiarato che vuole ridurgli lo stipendio al livello del Presidente della Repubblica e visto che lui ha dichiarato che per quella cifra se ne va, pensiamo che sia venuto il momento della prova del nove, cioè del mercato. D’altro canto, per un posto così importante come le Ferrovie dello Stato, con un piano di investimenti così rilevante, non è possibile avere un responsabile demotivato. Se fossimo nel governo non saremmo così preoccupati. Nessuno è insostituibile e se Moretti è stato bravo come lui dice, allora avrà allevato una squadra di talenti pronta a prendere le leve del comando in azienda.
Liquidato l’affaire Moretti speriamo nei prossimi giorni, il problema non è solo quello dei compensi dei manager ma anche della competenza degli stessi. E non è limitato alle migliaia di partecipate, ma si estende a tutto il sistema aziendale italiano. E’ infatti ovvio che preferisco pagare profumatamente un manager se questo crea valore sostenibile e duraturo per la azienda di cui sono azionista diretto, come per le quotate, o indiretto, come per le aziende a partecipazione pubblica.
Capire se i top manager italiani sono pagati troppo non è facile. E’ notorio infatti che i (top) manager italiani sono tra i più pagati nel mondo occidentale. A questo fa da contraltare una performance pessima del sistema Italia (pubblico o privato che sia). Non è che il nostro paese sia rinomato per la meritocrazia applicata ai processi di selezione del personale dirigente, soprattutto quello apicale. E’ famosa la battuta fulminante di Zingales: “L’Italia è il paese con i manager peggiori del mondo e le segretarie migliori del mondo”.
La cosa strana è che non è sempre stato così. Sia nella PA sia nelle aziende private i compensi dei Top Manager italiani non sono sempre stati così elevati. E’ vero che in tutto il mondo occidentale c’è stato un aumento della diseguaglianza, ma negli altri paesi questo è avvenuto in aziende e settori che hanno pienamente beneficiato della globalizzazione e del progresso tecnologico. L’Italia e le sue aziende quotate sono invece state mediamente vittima di questi processi. Però, i Top Manager sono rimasti immuni dal processo, come se stessero dirigendo le migliori multinazionali americane o svizzere. O meglio, come se tali multinazionali fossero pronte ad accoglierli a braccia aperte. Ovviamente, parliamo di valori medi, poi come al solito ci sono le eccezioni, in positivo e in negativo.
E’ difficile trovare dati storici. Tutti quelli che come me hanno iniziato a lavorare prima della bolla Internet si ricordano che gli AD delle grandi banche italiane (e allora erano veramente grandi nello scacchiere competitivo) prendevano una miseria rispetto ad oggi. Ma poi è successo qualcosa che ha sconvolto tutto. Quando sia successo e perchè è difficile dirlo. Si può intuire che forse la prima spinta è arrivata dall’euforia della bolla .com ma poi a metà anni 2000 c’è stata un’altra spinta all’insù. Il problema è che le aziende quotate hanno iniziato a pubblicare le remunerazione delle figure apicali solo a partire da fine anni ’90.
Sarebbe bello avere dati “puliti” (omogenei per incarico, settore, …), ma purtroppo sono solo riuscito a ricostruire una serie molto grezza dalle classifiche pubblicate dai giornali dei primi 50 o 100 manager più pagati. Per evitare distorsioni eccessive dovute ai picchi di alcuni anni (come successo con le buonuscite favolose di Profumo, Geronzi, …) ho solo usato come correzione la mediana al posto della media.
Nella figura trovate l’andamento delle retribuzioni mediane ribasato sul livello del FTSEMIB nel primo anno di cui ho dati, il 1997. Vedrete all’inizio delle regolarità nella linea perché in realtà ci sono degli anni per cui non ho il dato e dove quindi ho interpolato. Sta di fatto che dal ’97 al 2012 la remunerazione mediana dei Top Manager si è più che raddoppiata, passando da 700.000 euro circa a 1.500.000 euro, mentre il valore delle aziende quotate a Milano si è svalutato di oltre 1/3.
Bisogna aggiungere che il 2012 e il 2011 sono stati anni di contrazione delle remunerazioni, che si sono dimezzate rispetto al picco del 2010 (caro Moretti, quindi, sei in buona compagnia se il tuo emolumento si è dimezzato negli ultimi anni). Questo è positivo, perché sono stati anni terribili per l’economia italiana e sarebbe stato semplicemente scandaloso se la classe dirigente, responsabile di tale disastro, avesse proseguito il trend. Tuttavia, il rischio che quest’anno o il prossimo, i Top Manager si prendano la rivincita c’è. Nei periodi di rimbalzo della Borsa, infatti, vediamo dal grafico dei picchi “interessanti”, ovviamente per il manager. Sarebbe un peccato se lo facessero, perchè gli azionisti italiani devono ancora recuperare il valore che hanno perso in tutti questi anni.