Eravamo abituati ad una Banca d’Italia fustigatrice di governi, politici, classi dirigenti, … Stupisce la cautela e il silenzio con cui il Governatore osserva quello che accade in Italia questi mesi. Sulla vicenda della rivalutazione delle quote è dovuta intervenire la blogosfera e da ultimo la BCE. La BCE ha criticato il governo e i saggi che hanno redatto la valutazione, peccato che lo studio fosse su carta intestata Banca d’Italia.
E adesso il silenzio sull’andamento dei conti pubblici. Abbiamo pubblicato pochi giorni fa lo sforamento del livello del 3% del deficit pubblico, basandoci sui dati pubblicati mensilmente da Banca d’Italia sul Supplemento Statistico. Ci aspettavamo che la Banca d’Italia avrebbe utilizzato l’occasione della pubblicazione del Bollettino trimestrale (avvenuta oggi) per una disanima critica della condotta della politica fiscale di questo governo. E invece nulla. Tra l’altro, al posto di chiarire, il Bollettino contribuisce ad infittire il mistero sul reale andamento dei conti pubblici italiani.
Nel Bollettino si conferma che il fabbisogno netto delle PA è stato pari a eur 92 mld nei primi 11 mesi dell’anno, superiore di 13,4 mld rispetto al dato del 2012 che si collocava a 78,7 mld. Da notare che il limite del 3% del PIL equivale a circa 47 mld.
Perché il dato del 2012 è risultato coerente con il 3% di PIL? Banca d’Italia spiega che, ai fini del calcolo del limite del 3%, la UE non conteggia (correttamente) gli aiuti al fondo salva-stati, che nel 2012 erano ammontati a circa 25 mld. Togliendo al dato di fabbisogno di novembre 2012 gli aiuti europei, si arriva ad una più ragionevole cifra di 53 mld circa. Con un po’ di recupero a dicembre 2012, l’obiettivo finale è facilmente raggiunto.
Possiamo fare una analoga correzione per il dato del 2013? Certamente dobbiamo togliere, come nel 2012, gli aiuti che sono stati erogati al fondo salva-stati, ma stiamo parlando di circa 10 mld di euro e da 92 mld scendiamo a 82 mld. Poi, Banca d’Italia ci suggerisce di togliere altri 10 mld di pagamenti legati ai debiti pregressi delle PA. E scendiamo a 72 mld.
E qui purtroppo ci fermiamo con le “correzioni” per il 2013. Il delta tra il fabbisogno dei primi 11 mesi del 2013 e del 2012, così ricalcolato ai fini UE, è pari a 72 mld – 53 mld = 19 mld! Come facciamo a dicembre a recuperare 25 mld per centrare l’obiettivo di 47 mld?
Banca d’Italia in proposito è tranquilla. Nel corpo del Bollettino si afferma che “il fabbisogno risulta sostanzialmente in linea con il dato del medesimo periodo del 2012” (in realtà c’è una differenza di quasi 20 mld), mentre in sede di executive summary (La Sintesi) si afferma addirittura che “sulla base dei dati disponibili, si può valutare che l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche sia rimasto in prossimità della soglia del 3 per cento del PIL, nonostante l’ulteriore flessione del prodotto.”
Da dove derivi tale tranquillità non è chiaro. Anche perché sul fabbisogno del settore statale, che è fuori dalle procedure europee di infrazione, l’allarme è evidente anche nell’ottimistico executive summary.
Una nota di colore. L’ottimismo della Sintesi contrasta con la cautela degli economisti di Banca d’Italia nel formulare una stima. Nella Tavola 8 del Bollettino, visto che manca solo un mese alla fine dell’anno, non sarebbe stato così difficile per la Banca d’Italia produrre una stima.
Una cautela nell’esprimere una propria stima che 12 mesi fa non c’era. Nel Bollettino Economico del gennaio dello scorso anno si legge: “Se a dicembre tale divario fosse rimasto costante, il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche dell’intero anno, al netto delle dismissioni mobiliari e dei prestiti dell’EFSF, si sarebbe collocato intorno al 3 per cento del prodotto (3,9 nel 2011).”