L’ECONOMIA DELLA CANNA… DEL GAS!

Ebbene si, ormai è un dato di fatto: il fondo del barile non solo è stato raschiato tutto ma per poter racimolare qualche soldo i nostri politici hanno iniziano a bucare il terreno sotto al barile. Qualche tempo fa abbiamo affrontato in termini “economici” la proposta di referendum sulla riapertura delle case chiuse. E’ invece di qualche giorno l’illuminazione improvvisa del leghista Fava: e se liberalizzassimo la cannabis? Attenzione, il tema della legalizzazione delle droghe cd “leggere” ha quasi l’età di Pannella, ne sentiamo parlar da quando siamo nati. Ma ora assume un connotato diverso, perché in Uruguay e in Colorado si è proceduto recentemente in tal senso e sembra che anche altri Stati (oltre alla Padania) vogliano seguire. Le cifre in ballo sono tutt’altro che trascurabili, i benefici in termini di lotta alla criminalità organizzata piuttosto logici. Per quanto riguarda il mercato italiano alcuni stimano in circa 5 miliardi all’anno gli introiti che deriverebbero dalla liberalizzazione della cannabis. All’indubbio vantaggio economico diretto (tassazione sul consumo) se ne assocerebbero altri indiretti, quali riduzione delle spese anti droga (c.a 1 miliardo all’anno stimate per la cannabis). Ma sembrano cifre abbastanza gonfiate. Limitando il bacino dei consumatori alla fascia di età 20-45 anni, questi numeri sarebbero coerenti con una realtà in cui tutti si fumano in media una canna ogni due settimane. Ognuno nel suo piccolo può tirar le proprie conclusioni su questo dato, ma a nostro avviso sembra un po’ esagerato anche considerando le stime che ci arrivano dall’estero. Ad esempio il Colorado, con 5 mln di abitanti, aveva stimato introiti per l’erario nell’ordine di 60 mln di dollari l’anno, in euro 45 mln (già considerati ottimistici). Moltiplicando per 12, otterremmo per l’erario italiano una stima di introiti pari a 540 mln di euro (che comunque non son pochi).
Logicamente, come nel caso dell’abolizione della legge Merlin, occorre valutare attentamente gli svantaggi. Anche prescindendo da considerazioni morali, siamo sicuri che la cannabis non crei dipendenza e alla fine la liberalizzazione non porti ad un consumo superiore rispetto a quello attuale (il che comporterebbe poi maggiori spese sanitarie)? Ricordiamo infatti che il 19% dei pazienti in cura presso i centri dedicati alla cura delle tossicodipendenze dichiara la cannabis quale forma primaria di droga.

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Una cosa è l’uso a scopo terapeutico (anche l’oppio viene utilizzato a tali scopi), una cosa è la depenalizzazione per i consumatori e tutta un’altra cosa è la liberalizzazione. Visti pro e contro non banali occorrerebbe un confronto serio, e non aperture o chiusure incondizionate. Nel momento, infatti, in cui la liberalizzazione dovesse portare ad una maggiore dipendenza e a ulteriori danni alla salute (rispetto alla situazione attuale), la proposta del leghista Fava sarebbe difficile da sostenere. Prendere una posizione, indipendentemente dai propri a-priori morali è arduo, e di sicuro gli “economics” sembrano piuttosto modesti rispetto a quelli strombazzati sui giornali e nella blogosfera, soprattutto a fronte dei rischi per la spesa sanitaria futura. Di sicuro concentrarsi solo sugli aspetti economici significa che siamo davvero alla canna.. del gas!
Voi che ne pensate?

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