I teorici non ce ne vorranno se scomodiamo Samuelson e banalizziamo la sua teoria delle preferenze rivelate per questo giochino sull’Italicum, cioè sul sistema elettorale che sarebbe emerso dall’intesa del weekend tra Renzi, Berlusconi e Alfano, con la mediazione di entrambi i Letta. Allo stesso tempo chiediamo venia per le imprecisioni sulle percentuali: d’altro canto, fino a stamattina non c’era il doppio turno e fino all’altro ieri sembrava che stessimo per abbracciare l’ispanico … quindi sicuramente ci saremo persi qualche numero per strada.
Per gli expats che ci leggono e non hanno seguito la televisione e i giornali italiani potrà sembrare che siano state accolti tutti i sistemi elettorali presenti nel mondo. Non vi sbagliate. E’ così. L’impianto è proporzionale su base nazionale, con sbarramenti (di partito singolo, partito all’interno della coalizione e forse anche di coalizione), con premio di maggioranza e con doppio turno. Sembra impossibile mettere insieme i sistemi spagnolo, tedesco e francese ma pare che il genio italicum ci sia riuscito.
Se un partito supera il 35% dovrebbe prendere un premio di maggioranza del 18% (sarà costituzionale?). I resti sarebbero redistribuiti tra le altre coalizioni/partiti in base ai voti presi a livello nazionale. C’è però uno sbarramento per i partiti minori al 4% se appartengono ad una coalizione e all’8% se sono indipendenti. Sembrerebbe esserci anche uno sbarramento di coalizione al 12%.
Se però nessun partito arriva al 35% si applica il sistema del doppio turno, con una sfida tra il primo e il secondo partito. Non ho capito se questo consente al vincitore del ballottaggio di arrivare al 53%. La logica vorrebbe di no: se un partito prende al primo turno meno del 35% non può avere un premio di maggioranza al secondo turno superiore a quello di un partito che al primo turno avesse vinto superando il 35%. Ma assicurare la governabilità con meno del 60% è possibile? Basterebbe una scissione della coalizione e siamo punto e daccapo.
Perché non si sia scelto direttamente il doppio turno, rimane un mistero. Ma con i politici italiani di vecchia e nuova generazione ci siamo abituati.
La cosa interessante è che, di tutti i sistemi elettorali che la fantasia umana ha creato, ce ne è uno solo che non è stato accolto nell’Italicum. Era tra l’altro quello più richiesto: le preferenze! Le liste di candidati sono cortissime ma bloccate, cioè i candidati sono scelti dai partiti e l’elettore può scegliere solo la lista. I rappresentanti, come nel Porcellum, sono scelti a Roma e i cittadini non possono esprimere alcuna preferenza. Prendere o lasciare.
A questo punto scomodiamo Samuelson, il quale parecchi anni fa indicò agli economisti che le preferenze dei consumatori andavano dedotte dalle loro scelte di consumo e non dalle dichiarazioni che potevano fare in astratto in base a test o interviste. Riassumiamo. Per i nostri leader di partito va bene tutto: proporzionale, sbarramento, coalizioni, doppio turno. Non importa vincere o perdere. Sono saggi, la vita è una ruota. Quindi, come in un salame, mettiamoci dentro tutto … tranne che una cosa: la possibilità per i cittadini di scegliere un candidato diverso da quello indicato dalla Direzione Nazionale. I parlamentari e di conseguenza il Parlamento è cosa loro. Il manovratore non può essere disturbato.