La storia che vi vogliamo raccontare è quella di Luciana e del suo sogno. Luciana è una donna capace di reinventarsi continuamente, creare valore dal nulla, essere di esempio e stimolo per tante persone. Non ha milioni di follower come Katy Perry, non si contende la copertina del Times con Miley Cyrus, ma quando l’abbiamo conosciuta, nei primi anni 2000, nella Milano della finanza da bere era considerata una vera star.
Contesa tra le più grandi banche del paese, aveva contribuito alla nascita della prima banca on line italiana. La cosa che più ci impressionava era che tra una riunione e l’altra riusciva organizzare feste per gli amici: la sua casa milanese era diventato un punto di ritrovo per tanti e lei in prima persona si occupava di cucinare e farci sentire a casa.
Nella finanza, si sa, le cose cambiano con la velocità di un temporale estivo e quando Luciana capì che quel mondo iniziava a starle stretto iniziò a seguire la sua vera vocazione: mettere a disposizione il suo genio e la sua energia per qualcosa di socialmente utile. Inizia lavorando su diverse iniziative (case accoglienza, energie rinnovabili), poi centra l’obiettivo con “Made in Carcere”.
Il modello di business è molto semplice. Prendere tessuti di scarto dalle aziende di moda che lavorano nelle zone limitrofe e produrre borse e accessori. Il confezionamento avviene nelle carceri femminili dove a 20 detenute viene offerto un percorso formativo, con lo scopo di un definitivo reinserimento nel mondo del lavoro e nella società civile.
Tutto questo senza fini di lucro (il brand è detenuto da Officina Creativa, una cooperativa sociale no profit). Un modello semplice e al tempo stesso geniale. Tanti benefici (tra cui smaltimento rifiuti, reintegrazione sociale di persone alle quali viene concessa una seconda possibilità) e costi contenuti (coperti dalla vendita degli oggetti).
Per noi, affamati di esempi costruttivi, di sicuro un modello a cui ispirarci. Trovate sotto la puntata di Guerrieri (la 7) che racconta la sua storia.