MANIC MONDAY

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Inauguriamo una rubrica dedicata alle settimane (economicamente) più interessanti, con un omaggio alle indimenticabili Bangles e al loro “crystal blue Italian stream” (ah, gli anni ’80, quando la Milano da bere era sulle copertine dell’Economist come oggi Shangai… )

La settimana inizia fortunatamente bene, con un evento ormai rarissimo: l’agenzia di rating Fitch, al posto di calare la mannaia, ha promosso la Spagna modificando l’outlook da “negativo” a “stabile”. In realtà, più che di una promozione si tratta di una mancata bocciatura: nelle regole non scritte del mondo delle agenzie, un outlook negativo prelude ad un downgrade nel giro di 3-6 mesi. Per la Spagna, un downgrade avrebbe significato una discesa all’inferno dello “speculative grade”; quindi, ben venga aver eliminato dallo scenario questo rischio. Rimangono da convincere anche le altre due sorelle maggiori (Moody’s e S&P), ma un altro passo verso la normalizzazione della percezione della Periferia europea è stato compiuto.

L’Italia purtroppo non ha potuto beneficiare della promozione spagnola, anche perché si sono diffuse le voci che probabilmente bucheremo il 3% nel deficit/PIL. Per i lettori del nostro blog non è certo una novità, per il mercato nemmeno (anche se gli analisti dei broker non sembrano ancora aver sufficiente convinzione nel prevedere un numero, nel timore che qualche trucco contabile possa mandare all’aria le loro stime) ma sta di fatto che il Bonos spagnolo è tornato sotto il 4% (scadenza 10 anni), mentre il BTP è attorno a 4,1%. In realtà, l’incertezza adesso è sulla reazione di Bruxelles e martedì la Commissione dovrebbe pubblicare le sue previsioni sul deficit/PIL italiano. Ma, nonostante l’irritazione dei tecnocrati europei (staranno fremendo di rabbia … non hanno fatto in tempo a togliere l’Italia dalla procedura per deficit eccessivo … che quei furbetti di Letta e Saccomanni non appena tornati a casa al posto di finire i compiti hanno iniziato a pasticciare con IMU, TASI, ….), difficilmente potranno usare parole diverse dai soliti “apprezzamenti per il coraggio e per lo sforzo”, rimandando la resa dei conti a quando saranno noti (l’anno prossimo) i dati definitivi del 2013.

Il vero market-mover della settimana rimane la riunione della BCE, giovedì. Dopo i dati usciti la scorsa settimana con inflazione a 0,7% (in forte rallentamento) e disoccupazione a 12,2% (stabile, ma su livelli record), le scommesse sono per un taglio del tasso di rifinanziamento dallo 0,5% allo 0,25%. L’effetto diretto sull’economia reale di un taglio dei tassi quando si è vicini allo zero (zero-bound) è nullo o quasi, come insegnava già Keynes 70 anni fa ; ma, consentendo un indebolimento del cambio, indirettamente dovrebbe aiutare gli esportatori. Qualcuno sul mercato prevede anche tassi negativi sui depositi presso la banca centrale, ma noi lo riteniamo prematuro.

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