Mentre nell’arte siamo in posizioni di eccellenza (leggasi ns post su aste arte moderna), in borsa continuiamo a prendere delle sonore mazzate.
“Milano maglia nera”, quante volte lo abbiamo sentito al telegiornale. Ultimi quando la borsa sale e pure quando scende. E’ di qualche giorno un articolo sul Sole24 piuttosto eloquente su come il nostro mercato azionario sia rimasto nettamente indietro rispetto alle principali borse mondiali. Non potendo rimanere insensibili a questo spunto, abbiamo cercato di ripercorrere gli ultimi 10 anni sulle borse mondiali. Il risultato è quello riportato nel grafico.
Fino al 2007 abbiamo quasi tenuto il passo di americani e giapponesi, mentre tedeschi (DAX), spagnoli (IBEX) e emergenti erano in piena fuga.
Fuga arrestata da una rovinosa caduta collettiva che nel 2008 ha riportato i fuggitivi vicino al “peloton”. Ma dopo una fase di stabilizzazione, durata fino all’inizio del 2008, la locomotiva tedesca ha messo il turbo e gli emergenti sono nuovamente decollati. La Spagna ha cercato per un po’ di tenere il passo ma la crisi dell’Eurozona l’ha riportata tra gli inseguitori. Gruppo da cui si sono staccati gli americani (SP500) e recentemente i giapponesi.
E Milano? Milano maglia nera! Praticamente rimasta ai livelli del 2008.
Ai tempi di Coppi e Bartali, “la gente applaudiva i campioni ma anche il più debole, a tal punto che diventava famoso quanto loro. La maglia nera guadagnava popolarità e bei quattrini: a lui andava la solidarietà, la compassione e la complicità dei diseredati dell’Italia che aveva perso la guerra e annaspava nella ricostruzione. Gli ultimi della vita pedalavano idealmente con la maglia nera. Il più amato di tutti fu uno che si chiamava Luigi Malabrocca. (cit Leonardo Coen)”. Ecco, siamo diventati i Malabrocca della finanza. Un mondo però in cui gli ultimi non ricevono alcuna compassione e commiserazione, solo mazzate.