NON E’ PIU’ UN PAESE PER VECCHI (?)

Con le Primarie del PD e l’acclamazione di Renzi, si completa il primo giro di rinnovamento della classe dirigente politica italiana. Letta, Alfano e Renzi hanno meno di 50 anni e hanno vissuto la parte più importante della loro carriera politica interamente nella seconda Repubblica. Meno di 9 mesi fa a battersi nella campagna elettorale più inconcludente della storia repubblicana c’erano Berlusconi (77), Bersani (62), Monti (70) e Grillo (65). La carta d’identità non dovrebbe contare e non si vuole qui banalizzare la soluzione della grave crisi italiana con una semplice ricetta anagrafica. Le incrostazioni corporativiste, gli intrecci di potere, i micro-interessi che hanno bloccato ogni ipotesi di riforma richiedono enorme coraggio e forza di volontà. Non è certo che Letta, Alfano e Renzi ce la faranno, ma di sicuro questa è una delle ultime occasioni che il nostro Paese ha per frenare la corsa verso il precipizio del default.
Risultati immediati non ci saranno, ma dalle prime mosse del nuovo segretario e dalla risposta che riceverà dalla maggioranza capiremo se l’Italia ce la può fare. Pietro Ichino, con la consueta lucidità, ha individuato stamattina sul suo blog l’obiettivo prioritario per Matteo Renzi e il nuovo PD: la riforma istituzionale, con la elezione diretta del capo di Governo e una legge elettorale che garantisca al governo la maggioranza parlamentare. Il ministro Quagliariello (NCD) ha lavorato su questo progetto con la Commissione dei Saggi. Alfano ha dato la sua disponibilità ad un patto di coalizione che abbia tra i suoi (pochi) punti fondamentali la riforma istituzionale. Renzi non deve farsi condizionare dalle provocazioni di chi vuole andare al voto in Primavera, non deve cedere all’ambizione. Il governo Letta e la nuova maggioranza parlamentare hanno bisogno ancora di 1 anno per raggiungere l’obiettivo della riforma istituzionale. Se riusciremo a realizzare una riforma che garantisca la stabilità e la governabilità nella logica democratica dell’alternanza, per la casta e la conservazione è l’inizio della fine. Per l’Italia sarà probabilmente la fine dell’incubo.

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