Orange is the new black: ecco a voi Donaldone

Da massimi esperti di geologia ad acuti commentatori di politica internazionale, i tuttologi dell’era 2.0 si sono svegliati mercoledi’ mattina con una sopresa. “Orange is the new black”, uno dei meme piu’ azzeccati sul circo dei social. Tifoserie calde gia’ all’alba, neanche il tempo di lavarsi i denti e via, inizia la partita a suon di tweet, post e minchiate di caratura mondiale.
Ecco, se persino una grande statista del calibro di Marisa Laurito e’ stata chiamata in causa per commentare i risultati, allora qualche sana cazzata possiamo dirla pure noi.
Non eravamo così sorpresi del risultato. Si, bravi, direte, son capaci tutti ad azzeccarci il giorno dopo.  Siamo onesti, non siamo dotati di qualche dote sovraumana e nemmeno abbiamo la pretesa di leggere nel pensiero di persone che stanno a migliaia di km di distanza. Semplicemente da ignoranti quali siamo (perche’ se sei un europeo e analizzi la politica americana parti da una situazione di ignorante) abbiamo avuto l’umiltà  di chiedere a chi vive in quel Paese come stavano realmente le cose.
E le cose stavano che la maggioranza della gente (e tra questi anche la classe media) aveva piene le balle dell’establishment e quindi avrebbe votato chiunque si fosse presentato promettendo un cambiamento.
Puoi invitare alla serata di chiusura della campagna elettorale gente del calibro di Jay Z e Beyonce’, Lady Gaga e  Bon Jovi e schierare il grande Bruce, ma se non sei sexy e credibile fai la fine di Madonna: puoi promettere sesso (orale) in cambio di voti, ma hai 58 anni, sei pure un po’ sgommata e ormai non ti si fila manco Loris Batacchi (nota: alla serata di chiusura c’erano presenti c.a 10.000 persone, pochine…)
Dall’altra parte Donaldone chiude la campagna con sala piena e folla in delirio. Chi e’ sul palco con lui? Nessuno, gli basta una bandiera a stelle e strisce.
Ecco, a volte sono piccoli segnali che ci indicano la strada e quello di venerdi’ scorso era uno di quelli.
Ok, bene, e’ andata cosi’, e adesso?
Appena usciti i risultati ecco i catastrofisti schierarsi in prima linea. Adesso succedera’ l’Armagheddon. Beh qualche sussulto lo abbiamo avuto quando il Nikkei ha chiuso a circa -6%. Ci siamo detti, ok, mettiamo elmetto e stringiamo le chiappe, qui si inizia a ballare.
Poi a meta’ giornata  guardando gli schermi ci siamo chiesti. Embe’? tutto qui?
Donaldone ha tranquillizzato tutti e da lupo si e’ trasformato in agnello. Non bombardera’ i cinesi e non radera’ al suolo il Messico. Magari accompagnera’ la Yellen alla pensione (ormai ha “una certa”) e fara’ piazza pulita di tutti quelli che hanno lavorato con la precedente amministrazione, ma la probabilità che faccia danni immani e’ remota.
Altra cosa da non sottovalutare. Donaldone ha fatto filotto, ossia i Repubblicani hanno preso pure il Congresso. Cosa significa questo? Che saranno piu’ liberi di utilizzare le leve della politica fiscale.
In un paese dove il debito medio per persona e’ di circa 120.000 USD e i risparmi medi pari a 1.000 USD  puoi solo sperare (ed agire) affinche’ l’inflazione salga. Le altre alternative (fallire sul modello Argentina o attuare politiche di austerita’) sono solo teoriche. E allora per non far si che l’aumento dei tassi nominali non sia deleterio che fai? Aumenti la spesa (in particolare quella in infrastrutture, come da promesse elettorali) e giochi la carta della politica fiscale.
Sicuramente qualche spallata ai cinesi dovra’ tirarla, un Bengodi per chi lavora nel settore della difesa. Ma avete mai visto un lottatore di wrestling picchiare sul serio?

Share Button
Visited 213 times, 1 visit(s) today

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *