A dire il vero, gli unici ad essere sorpresi sembrano i ministri al governo e i commentatori del Tg. Come abbiamo documentato nel corso dell’estate, il gap apertosi tra “hard data” (immatricolazioni auto, vendite al dettaglio, …) e survey sul clima di fiducia si poteva spiegare solo con quell’errore metodologico commesso da Istat a giugno. Un errore che si è poi riverberato sulle statistiche europee e che è dovuto al mancato ribasamento della serie storica pur in presenza di una variazione significativa del campione utilizzato.
Nel grafico sottostante abbiamo confrontato l’andamento dell’indice di fiducia “ufficiale” con quello ricalcolato da Italian Coffee House, senza tener conto del balzo artificiale registrato in luglio.
PS A ottobre l’indice del clima di fiducia dei consumatori in base 2005=100 diminuisce a 97,3 da 100,8 del mese di settembre. Il peggioramento, diffuso a tutte le componenti, è particolarmente marcato per quella economica, che passa da 99,3 a 93,2, e per quella orrente che scende da 102,6 a 96,1.