A molti non è simpatico, altri lo adorano, alcuni lo vorrebbero chiudere in qualche monastero a vita ma quando il gioco si fa duro, Mario c’è.
Si, ci voleva lui per arrestare la rovinosa discesa dei mercati che settimana scorsa, mercoledì 20 gennaio, avevano ritoccato i minimi degli ultimi 3 anni. Una discesa forte, che sembrava inarrestabile. Si erano messi tutti contro. Le autorità cinesi, incapaci di gestire mercati nervosi e che intervenivano con taniche che in realtà più che acqua contenevano benzina. Il prezzo del petrolio che continuava la sua discesa oltre a quei livelli in cui il bene (stimolo ai consumi per paesi importatori) supera il male (crisi degli importatori, emergenti in primis). Ci si mette anche Renzi ad alzare posta e toni con Bruxelles (poi magari si ricorda che chi ci aveva provato in passato non aveva fatto una bella fine, leggasi Varoufakis). E poi ciliegina sulla torta, la crisi delle banche italiane e la reale possibilità di contagio. Obbligazioni senior di banche “chiaccherate” che nel giro di qualche seduta perdevano il 10% del valore e offrivano rendimenti da titoli spazzatura. Per non parlare delle quotazioni azionarie delle varie MPS , Banco Popolare, UBI, unite per mano in una caduta senza freni.
E allora arriva Mario. Tranquilli, siamo qui, come ci siamo sempre stato. C’è bisogno di un ulteriore taglio del tasso sui depositi i? Nessun problema, lo portiamo ancora più negativo. Dobbiamo estendere l’Asset Purchase Program (APP) e rivedere i criteri di inclusione per esser ancora più accomodanti? Tranquilli qualcosa faremo. Qualsiasi cosa.
E quindi? Inizia la samba. Mercati rimbalzano in chiusura e anche nella giornata di giovedì e venerdì si continua con il segno positivo. Prima settimana positiva da inizio anno, e questa già è una bella notizia. Ma adesso??? Ecco adesso inizia il bello. Il bello è quando si scoprono le carte. E quali sono le cartucce rimaste nel fodero di Super Mario? Lo scopriremo a marzo.
Intanto questa settimana il testimone passa alla FED. Cosa dirà la Yellen? Che fino ad aprile probabilmente i tassi non li toccheranno più, tanto l’inflazione non preme anzi. Che la crescita continua anche se ad un ritmo più blando, ma continua. E che anche loro sono pronti a far qualcosa per evitare il collasso. Qualsiasi cosa.
Per fortuna che DRAGHI c’è!
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