Settimana scorsa avevamo commentato come il buon Draghi avesse di fatto interrotto la serie negativa dei mercati con un messaggio ultra rassicurante, una sorta di whatever it takes 2.0.
Bene, poi è toccato alla FED (tranquilli non c’è poi così tanta fretta di alzare i tassi, vediamo i dati macro poi decidiamo). E sul fine settimana dal Giappone arriva una nuova ventata di QE in salsa di soia. La BOJ che decide di portare i tassi negativi (-0.1) e le borse festeggiano. Lo yen si indebolisce (da 118 su dollaro passa a 121) e i mercati brindano. S&P che chiude ad un +2.47% portandosi in terreno positivo per la seconda settimana di fila, annullando le perdite dei primi giorni e bucando la media mobile a 20 giorni, segnale che rafforzato da una discesa della volatilità implicita sulle opzioni (indice VIX) rafforza a un rimbalzo che sembra qualcosa di più del classico “dead cat rebound”.
C’è pure il prezzo del petrolio che arresta la caduta libera e si attesta sopra area 30 USD (per la seconda settimana di fila) e guida il rimbalzo dei petroliferi.
Manca all’appello solo la Cina (il timore è che il gatto sia finito presso qualche ristorante locale) imballata senza la forza di reagire.
E quindi? Back to normality? Per poco ma non per molto. Questa settimana i mercati guarderanno più la parte macro (in Europa i dati su PMI e in US lemployement report) ma i temi pending (Cina, petrolio e Bad Bank) non sono stati risolti e prima o poi usciranno dall’angolo nel quale sono stati, giusto per qualche breve momento, accantonati.