ROCOCO’ COMUNITARIO: il “criterio del debito”

Dopo la disputa su quale sia la curvatura corretta delle banane, a Bruxelles si sono superati con la “regola del debito”, cioè con la metodologia da seguire per valutare se il debito pubblico di un paese dell’area euro sia stia riducendo. Sembra facile, ma, anche se a Bruxelles sono noti per complicare le cose semplici, questa volta si sono davvero superati.

Iniziamo subito con il premettere che ci ho messo qualche giorno a capire come funziona. Non è che son diventato stupido tutto ad un tratto ma è che mi aspettavo un criterio di misurazione che potesse tener conto di qualche deviazione temporanea ma non mi aspettavo certo che fosse possibile avere casi come quello italiano, con un debito che aumenta per 6 anni di fila ma rimane pur sempre compatibile con …. Il criterio di riduzione del debito!

Partiamo dalla cosa semplice, quella che tutti i comuni mortali capiscono. Il principio del Six Pack, recepito in Italia nella Legge 243/2012, stabilisce che il debito pubblico debba ridursi nel tempo fino a raggiungere il livello del 60% (quello del Trattato di Maastricht, che pochi paesi hanno rispettato). Si definisce anche il passo con cui il debito deve ridursi: ogni anno, il debito deve ridursi di 1/20 della differenza tra il suo livello attuale e il livello del 60%. Quindi, se oggi il debito pubblico è 130% e il livello obiettivo è 60%, l’anno prossimo il debito dovrà ridursi di 3,5%= (130%-60%)/20.

Tutti i comuni mortali (e io sono uno di questi) capiscono che l’obiettivo è quello di riportare in 20 anni il debito pubblico al livello del 60%. Ma qui arriva il primo shock! La Commissione Europea già nel 2011, nel suo “Public Finances in EMU” interpreta alla lettera l’indicazione della norma e parla di convergenza asintotica !!! Cioè viene lasciato ai paesi membri tutto il tempo che l’Universo mette a disposizione per chiudere il gap rispetto al 60%. Vi chiederete come è possibile? Beh, se si interpreta alla lettera la norma, bisogna ridurre di 1/20 il gap quest’anno, poi di 1/20 il gap che si forma l’anno prossimo, … in questo modo si converge asintoticamente senza raggiungere mai il 60%.

E’ la prima volta che un regulator chiede l’adeguamento su un orizzonte temporale “infinito”. Già questo basterebbe ad angosciare menti deboli come la mia. Però, siamo sempre nell’ambito della comprensibilità: se l’obiettivo è quello di ridurre il debito, il debito deve scendere. Magari meno velocemente di quello che pensavamo, però deve scendere.

I passaggi successivi invece iniziano a diventare incomprensibili. Se volete farvi del male, leggete il Box II.3.1 “A formula for the debt reduction benchmark”. L’ho riletto non so quante volte, l’ho riprogrammato in excel e ancora adesso provo la stessa sensazione di Giacomo quando si confrontava con i misteri della natura maligna.

Per fortuna che è arrivato in mio aiuto il Governo italiano, con il DEF fresco di stampa. Qui, grazie al fatto che si parla di debito pubblico italiano e quindi c’è l’esempio concreto, ho visto finalmente la luce. Se non avete voglia di leggere oltre, vi anticipo le conclusioni: anche se il debito sale per 10 anni di fila, il “criterio del debito” può essere rispettato. E’ molto anti-intuitivo, perché nel caso italiano la distanza dal 60% si sarebbe dovuta dimezzare in 10 anni, ma questo è il rococò di Bruxelles.

Innanzitutto, vengono elencati tre diversi modi per calcolare se il debito sta scendendo secondo la regola di 1/20mo. Il primo, quello più naturale, si basa sulla media degli ultimi tre anni: “benchmark backward looking”. Il secondo, ancora accettabile, corregge la traiettoria del debito per tenere conto degli impatti del ciclo economico: “benchmark cyclically adjusted”. Il terzo, invece, è la prima delle tante furbate che incontreremo. Per vedere se il debito si riduce si tiene conto delle proiezioni governative future! Più che l’inglese, bisognerebbe usare il napoletano per definire questa misura, ma il napoletano non è lingua ufficiale quindi usiamo l’idioma della Regina: “benchmark forward looking”.

In secondo luogo, si stabilisce che è sufficiente che la regola del debito sia rispettata in almeno una delle tre misurazioni. Non due su tre o tutte e tre, come la regolamentazione prudenziale richiederebbe ad un soggetto privato. Basta una su tre. Si capisce facilmente che, esclusi casi patologici e senza avere tra le scatole la Troika, alla meno peggio si annuncia una bella manovra finanziaria per il futuro, si proietta un debito calante et voilà, il gioco è fatto.

Ma se anche questo non dovesse bastare ce ne è un’altra di regola. Se lo sforzo fiscale necessario per raggiungere il livello target di debito è inferiore a quello già programmato per ridurre il deficit, allora il criterio si considera soddisfatto.

Insomma, a fronte di questa progressione del debito pubblico italiano, che vede un continuo aumento anno dopo anno per 6 anni di fila

2007: 103

2008: 105,7

2009: 116

2010: 119

2011: 120,8

2012: 126,9

2013 ?: 130%

cosa indica il “criterio del debito” elaborato a Bruxelles …. coerenza con l’obiettivo di riduzione!

Se non credete ai vostri occhi, leggete il DEF, 20/9/2013, pag. 36 .

 

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