Sei di … Se, quando l’Amarcord diventa virale

di Emiliano Laruccia

Da giorni spopola su Facebook la condivisione di “A Look Back”, video personalizzato che permette a noi utenti “ego-riferiti” di mostrare i momenti più belli dai tempi in cui abbiamo iniziato a lavare i panni puliti (e ben selezionati) nel cortile social di Zuckerberg.

Ma nel cuore di Mark si sa, si fa breccia solo con numerosi like e commenti, dato che questi sono i criteri utilizzati per selezionare immagini e testi di questo video-tributo: il risultato è che si spazia da foto e status indimenticabili, a sequenze trash quali l’istantanea di una lasagna al forno, analisi articolate sull’attuale situazione politica, foto della coda in tangenziale e citazioni di Oscar Wilde.

Più o meno in contemporanea sempre su Facebook è comparso un altro film che mi ha fatto ritrovare persone e luoghi che non vedevo da anni: il fotografo Angelini in pantaloncini a scacchi e la sua scimmietta che si metteva in posa con i turisti, il carretto di Lucchini il cui campanello attirava frotte di bambini che si litigavano l’ultima pizzetta, la squadra del Viserba Volley dove giocavo anch’io da ragazzino, le serate alla discoteca Amarcord… mi sono divertito ed emozionato e lo confesso, alla fine avevo anche un po’ gli occhi lucidi.

Il titolo di questo film è “Sei di Viserba se…”, la regia è affidata ad un gruppo di oltre 1500 persone che attraverso foto, “sparate” in dialetto, aneddoti, citazioni, raccontano la storia non di un singolo, ma di un’intera comunità di persone che vivono nello stesso paese e che, paradossalmente, manifestano in un luogo virtuale un fortissimo senso di attaccamento alle proprie origini.

Gruppi similari sono spuntati da tutt’Italia e raccolgono numerosissime adesioni, ma quello che mi ha stupito di più è che non sembrano i soliti ritrovi alla “Si stava meglio quando si stava peggio”.
Tra un amarcord e l’altro, qualcuno ha già pensato che questa positività si può forse incanalare in piccole azioni concrete per rendere migliore il posto in cui viviamo: gruppi di volontari per organizzare una festa di paese che da anni non si fa più, pulire il parco, mostre fotografiche nella sala della biblioteca… E così in ogni comune, provincia e quartiere delle grandi città, chissà forse con un effetto domino positivo su tutto il Paese.

Ecco che, un pò inconsapevolmente, con i vecchi amici del bar della piazza stiamo facendo una cosa “Glocal”, che detta così in effetti sembra una cosa molto importante. Aspetta aspetta, devo subito scriverlo in chat al mio amico Lele di Viserba. “oh bel, t’è vest? una roba ise’ in l’ha fata gnenca in zent an!”

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