La vicenda dello scherzo telefonico a Barca, il principale candidato al dicastero dell’Economia, non va sottovalutata. Le parole di Barca sono pesantissime ed esprimono lo stato di disorientamento che prevale all’interno del PD. Non siamo al livello delle dichiarazioni di Zingales su Giannino, ma poco ci manca. Per chi non segue da vicino la politica, è importante ricordare che Barca appartiene alla cosiddetta aristocrazia “rossa”, suo padre è stato un dirigente di altissimo livello del vecchio PCI, direttore di Rinascita, con Reichlin (sì il padre di Lucrezia, anche lei in corsa per un dicastero, stando ai giornali), Napolitano, … Ha fatto una carriera eccellente nella Banca d’Italia. E’ considerato uno dei migliori tecnici di cui la Repubblica disponga. Un curriculum fuori dall’ordinario, culminato con il Ministero della Coesione nel governo Monti. Ma tutto questo conta relativamente poco (per capire la rilevanza delle implicazioni per il PD) rispetto ad un’altra parte del suo curriculum. La parte più umile e più recente del suo CV, quando ha deciso di impegnarsi nel partito dopo le elezioni dello scorso febbraio. Barca ha fatto un tour per tutto il paese, visitando innumerevoli circoli del PD e venendo sempre accolto con calore dai militanti “storici”. Ad un certo punto si pensava che potesse essere lui, al posto dell’incolore Cuperlo, a sfidare Renzi. Insomma, non è un caso se Renzi lo voleva al suo fianco nel nuovo governo che sta per formare.
Tralasciando le considerazioni “personalistiche” su cui i giornali si concentreranno, i punti importanti del caso Barca sono tre.
Il primo riguarda il cosiddetto “peccato originale” del governo Renzi. La vicenda della defenestrazione di Letta è brutta, la conosciamo. Per una parte del PD, un partito che ha fatto dell’etica un suo carattere distintivo, è evidente che la macchia non sarà mai lavata e costituirà sempre un elemento di debolezza della sua leadership. La difficoltà di arrivare a nomi importanti per i principali dicasteri ne è testimonianza. Per persone come Barca non sarà mai possibile “mischiarsi”.
Il secondo riguarda la creazione di aspettative abnormi e il rischio di deluderle. Il cronoprogramma annunciato stamattina rischia di esserne l’emblema. Entro febbraio (cioè nei prossimi dieci giorni) avremo le riforme istituzionali: legge elettorale, abolizione del Senato e revisione del titolo V. Ma qui c’è già qualcosa che non va: fino ad una settimana fa Renzi aveva detto che la legge elettorale era cosa fatta (dopo 8 anni di piroette, sono arrivato io e in due mesi l’ho fatta), poi in Direzione del PD per giustificare il benservito a Letta ha detto che la legge elettorale e le riforme collegate erano finite nella palude e quindi c’era bisogno del governo di legislatura, e adesso in 10 giorni si chiude tutto? Se la credibilità non conta nulla in politica, in economia è tutto.
Il terzo è che dietro la formazione del governo non ci sia un disegno coerente (in realtà ha usato termini molto più forti). E questo nel senso che lui ha rifiutato il dicastero perchè ha idee opposte a quelle di Renzi e quindi non capisce perchè gli abbiano offerto la poltrona. Questa è una preoccupazione che potremmo alzare ad un livello più strutturale, nel senso che è difficile capire come si possa dare una scossa (positiva) al paese mettendo insieme Demolition Man con Alfano vice-premier.
Insomma, per concludere, la vicenda Barca apre uno squarcio e lascia intravvedere la camera magmatica che ribolle sotto l’apparente unanimismo del voto in Direzione PD. Ci siamo preoccupati di NCD, ma siamo sicuri che il PD sia in grado di sostenere un governo Renzi?