TWITTER: IL PASSEROTTO HA SPICCATO IL VOLO… Speriamo non venga presto impallinato!

Qualche giorno fa ci eravamo chiesti come sarebbe andata la quotazione di Twitter. La nostra tesi era che, nonostante la società debba ancora dimostrare quanto vale (andrà in utile forse solo nel terzo trimestre del 2014, per ora ha registrato solo perdite) la quotazione sarebbe stato un test importante per vedere se la FED, con la sua politica monetaria 2.0, stesse riuscendo a replicare la grande bolla del .com.
Le azioni sono state assegnate a 26 $ e dopo un giorno valevano 44.90 (43.45 in questo momento). Quando abbiamo visto segnalato nelle bacheche delle persone più insospettabili il +72% del passerotto, ci è tornata in mente l’immagine del macellaio che ti commentava con coltello alla mano l’exploit di Tiscali in borsa.
Eh si, son passati esattamente 14 anni dal 27 ottobre del 1999. Tiscali si quota ed è boom! Il primo giorno registra un +55%. Sul mercato va una fetta abbastanza consistente del capitale (rispetto perlomeno allo standard del periodo dot.com), circa il 30%. Per valutare la società prima del collocamento si stimava che un suo cliente potesse valere circa 1.000.000 delle vecchie lire (circa $689 e 516 eur). I clienti effettivi erano 500.000, quindi la valutazione avrebbe dovuto essere di circa 500 mld di lire a fronte di ricavi (non utili) per 80 miliardi. Inutile parlare di utili, la società si stimava avrebbe perso circa 5 mld, ma, d’altro canto, non si poteva pretendere di più da un’azienda che era stata fondata solo l’anno prima. Alla fine della prima giornata di contrattazione il prezzo segna un + 55% e la società arriva a valere oltre 2.000 mld, cioè 25 volte il fatturato stimato per l’anno in corso.

Veniamo ai numeri di Twitter, a cui auguriamo un futuro diverso da quello di Tiscali le cui azioni toccarono a marzo 2000 il massimo di 1.197 (+26 volte il prezzo di IPO) e adesso valgono zero virgola.
Vogliamo cercare di capire se i numeri che stiamo vedendo hanno un senso oppure no. D’ora in poi la lettura sarà un po’ tecnica, chi si è già annoiato può andare direttamente alle coclusioni..

Ad inizio anno, Twitter era valutata circa $9bln, diventati circa $12 bln quando poche settimane fa l’azienda discuteva con i lead managers del collocamento di non gonfiare troppo il prezzo per evitare il flop di Facebook. A fronte del diluvio di richieste di adesione pervenute negli ultimi giorni, i “padroni” di Twitter abbandonano la prudenza e indicano un prezzo d’offerta pari a $26, con la capitalizzazione che lievita a $18 bln. A giudicare dal prezzo di apertura ($45,1) sono stati anche troppo generosi: la capitalizzazione segna $31,2 bln, equivalenti a quasi 78 volte il fatturato pubblicitario stimato di quest’anno ($400 mln) e 48 volte il fatturato complessivo ($641 mln) .

A cosa equivalgono $45 per azione? Stando a quanto riportato su www.statisticbrain.com, gli utenti singoli di Twitter sono 190 milioni al mese, quindi il singolo utente Twitter vale $164. Per avere un paragone, un utente Linkedin vale $127, stando alle stime del Financial Times. Mentre un utente Facebook circa $96. Con la piccola differenza che Facebook e Linkedin almeno qualche utile lo fan vedere, mentre Twitter è in perdita e non è chiaro non solo tra quanti anni andrà in utile (forse nel Q4 del 2014), ma anche quando penserà di distribuire un dividendo.

Confrontando Tiscali con Twitter cosa viene fuori? La Borsa italiana di allora era più prudente di Wall Street oggi nel multiplo del fatturato (25x per Tiscali e 78x per Twitter), anche se nelle sedute successive bruciò rapidamente anche ogni minimo buon senso. Per quanto riguarda la redditività del cliente Twitter, Wall Street per ora è più prudente: $689 per Tiscali e $164 per Twitter. A discapito degli analisti di allora, bisogna però dire che allora era ancora vivo il ricordo delle connessioni a pagamento agli Internet Provider (che proprio Tiscali fece sparire con le sue offerte di connessione gratuita) e Tiscali era anche attiva nelle telecomunicazioni.

Ritornando ai numeri, ipotizziamo pure che Twitter continui ad attirare 135.000 nuovi utenti al giorno e che circa il 50% di questi rimanga attivo (oggi la % di attivi su totale iscritti è del 34%). Nel giro di un anno dovrebbero aggiungersi 25 mln di utenti attivi. Questo significa che nel giro di 7 anni il numero di utenti attivi di Twitter dovrebbe raddoppiarsi. Ora, 7 anni per un’azienda Internet sono una vera eternità. Il treasury americano a 7 anni rende il 2,1%. Senza considerare fiscalità, premio al rischio, …. la vera domanda è: sarà Twitter in grado di generare mediamente utili (non dividendi) almeno pari a $655 mln all’anno per i prossimi 7 anni? Tenendo conto che il suo fatturato oggi è pari a 641 mln, di cui $400 mln in raccolta pubblicitaria, le scommesse sono aperte … e diciamo scommesse perché …. di lotteria si tratta!

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