Twitter: più che ad un pennuto assomiglia sempre più ad un gatto

Povero passerotto. Non sa più volare e cerca un nuovo pilota. Dai minimi della primavera ($30) ai livelli di oggi ($42) ha recuperato quasi il 40% ma evidentemente gli stessi manager pensano che si tratti del rimbalzo del gatto morto e si sono industriati per cercare un nuovo CFO.

Dopo aver perso 1/3 del suo valore e aver licenziato parecchi (presunti) guru “tecnici”, l’ultima trovata per cercare di rianimare il pennuto in coma è stata quella di assumere Anthony Noto, l’analista di Goldman Sachs che ha guidato l’IPO (con cui si sono arricchiti gli azionisti precedenti e con cui si rovineranno gli azionisti attuali), pagandolo circa 64 mln di US$ in azioni della società. Il che sottolinea, oltre alla disperazione, anche la considerazione che il gruppo dirigente di Twitter ha del valore delle stesse azioni.

La Borsa ha festeggiato con +3,5%, nella speranza che avendo messo a capo della baracca chi è riuscito a far credere che Twitter valga $18 bln (oggi per il mercato ne vale 30!) si possa ripetere il miracolo della gonzo-economics. Ma attenzione la gonzo-economics è come la moda, per funzionare ha bisogno di temi nuovi (oggi è GoPro).

Twitter rimane uno stupendo social network, ma non è possibile tirarci fuori molto in termini di profitti. Perchè? Perchè si basa su una modalità di fruizione che non è compatibile con la pubblicità. Non c’è spazio sulla pagina per la pubblicità. Non mi interessa nulla di ricevere un tweet dalla Coca-Cola. Le persone che seguo sono per la maggior parte amici o istituzioni o politici. Sfido qualunque algoritmo a trovare in base alle persone che seguo o che mi seguono le mie preferenze di consumatore. E se anche le trovasse, cosa fa mi twitta la pubblicità?

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